Fuori dal quarter #2 (parte 1)
Cose sparse che ho letto nel secondo trimestre del 2023. Questa prima parte è a tema geografico / spaziale.
Se ricevi questa newsletter già da un po’ ti ricorderai che a fine marzo ho lanciato la rubrica “Fuori dal quarter”, ovvero un insieme di link ad articoli che ho letto nel corso del trimestre, che mi fa piacere condividere con te, ma che non hanno trovato spazio negli scorsi numeri.
Questa volta, però, per il secondo appuntamento di questa rubrica, ho voluto strafare e spezzarlo in due, perché ho un po’ di cose da parte e un numero non bastava. Così, oggi leggerai un numero a tema, mentre tra una settimana circa uscirà un numero che contiene link più a casaccio, ma non per questo meno interessanti.
Il tema di questa prima parte del secondo numero di “Fuori dal quarter” è soprattutto geografico.
Cominciamo.
Ci sono posti in cui non si gioca (più)
Un rapporto di Save the Children dello scorso anno afferma che i bambini del Regno Unito non giocano più per strada (ed è facile immaginare che le cose non siano tanto diverse in Italia). Solo il 27% di essi gioca regolarmente in strada, contro il 71% dei loro genitori e più dell’80% dei loro nonni.
Ho anche trovato, altrove, una mappetta che ci dà un’ulteriore prospettiva sul fenomeno: si parla dell’autonomia di movimento. Si stima che a un bambino inglese medio di 8 anni sia consentito allontanarsi di casa al massimo di 300 metri circa, al fondo della strada di casa sua. Non di più. A sua madre, nata nel 1971, a otto anni era consentito allontanarsi da casa di circa 800 metri per andare in piscina da sola e tornare. Al nonno, nato nel 1942, era consentito andare a giocare nel bosco a circa un miglio (1600 m) da casa, mentre il bisnonno, all’età di otto anni, poteva andare a piedi a pescare a otto miglia di distanza da casa.
Ci sono posti che si assomigliano sempre di più
A fine marzo è uscito un articolo di Alex Murrell di cui si è parlato molto sull’internet che sintetizza delle cose di cui tutti ci siamo resi conto: ovvero che viviamo in un’epoca in cui tutto si appiattisce. Internet e i social hanno creato un’estetica comune che ci porta, ad esempio, a scegliere degli AirBnB fatti così:
Ad andare al bar in posti fatti così:
O a visitare città fatte così:
Ma queste tendenze si stanno ampliando sempre di più, tanto che ci sono cascati pure i nomadi digitali, quelli che scrivono sui social di essersi liberati dal lavoro oberante negli uffici per vivere il sogno bucolico di fare le call nelle colline toscane o di mandare mail da Bali. Tutte le storie dei nomadi digitali si assomigliano: una persona (solitamente occidentale) decide di lasciare la propria routine soffocante 9-to-5 e partire per un paese lontano. E finiscono tutti per fare le stesse cose: scelgono paesi con un costo della vita basso tipo Thailandia, Indonesia, Messico, Nepal. Vanno e gentrificano. Con buona pace delle popolazioni locali, che non è che abbiano tutta questa voglia di farsi colonizzare.
E dove c’è la gentrification, scrive il Guardian, c’è un inequivocabile segnale visuale: un font, Neutraface. Solitamente lo si trova nei numeri civici delle case dei ricchi nei quartieri “riqualificati”. Indica inequivocabilmente un istinto gentrificante, la voglia di trasformare in “cool” dove prima c’erano solo poveri. Tutto soltanto con un font. Che classe.
Ci sono posti che non ci sono (ancora)
Ultimamente sono ossessionato da un tema, quello delle città create a tavolino. Lo sapevi che l’Indonesia sta creando una nuova capitale, che si chiamerà Nusantara? Questo perché Giacarta è piena di gente e, soprattutto, sta affondando. Non sono i primi a farsi una capitale da zero. Lo hanno fatto, ad esempio, gli statunitensi con Washington (esperimento riuscito), i brasiliani con Brasilia (più o meno riuscito), i birmani con Naypyidaw (fallimentare). E lo sapevi che lo sta facendo anche l’Egitto? E che l’Egitto non è la prima volta che cerca di spostare la sua capitale? Ci avevano già provato senza successo negli anni ‘70, quando c’era il progetto di spostarla a Nasr City, creata ad hoc fuori dal Cairo. Poi non l’hanno fatto. Nel frattempo, però, sta cosa di creare delle città da zero gli è piaciuta ‘na cifra, tanto da inventarsi negli anni altre otto città in mezzo al deserto intorno al Cairo nel tentativo di decongestionare la capitale. Presto, però, ne creeranno un’altra e tutte le attività istituzionali dello stato egiziano si sposteranno in una zona chiamata “New Administrative Capital” (si spera che prima o poi trovino un nome più originale) 45 km a est dell’attuale capitale. Ma siamo sicuri che la necessità di una nuova capitale sia soltanto per decongestionare quella vecchia? Qui sotto un video ci fa scoprire la questione più nel dettaglio:
Ci sono posti che sembrano un posto, ma sono altro
In Giappone, ad esempio, c’è una scuola coreana in cui sembra di stare in Corea del Nord, in cui si rende omaggio a Kim Jong Un, Kim Jong Il e Kim Il Sung manco fossimo a Pyongyang. Come risposta a ciò i giapponesi, che sono tipo il popolo più razzista del pianeta, bullizzano i coreani che la frequentano. Ne parla un documentario di Unreported World (Channel 4) che puoi vedere qui:
E questa fabbrica qui sotto, piena di scritte in cinese che dicono cose del tipo “Make progress together” o “Punctuality is integrity”, secondo te dove si trova?
Ovviamente non in Cina. Ma in Etiopia. Non esattamente al confine, insomma. Questa foto è del fotografo Edward Burtynsky, che l’ha inserita in una sua serie di scatti accomunati dal filone “Le cicatrici dei paesaggi alterati dall’uomo”.
Da un colonialismo moderno a uno più antico: esiste un confine di terra tra Francia e Paesi Bassi. Nell’Oceano Pacifico.
Ci sono posti insospettabili che vanno di moda sui social cinesi
Tipo Düsseldorf. No, seriamente. Su Xiaohongshu, social network cinese, ci sono contenuti su contenuti che osannano la scena culinaria della triste città germanica. A quanto pare, una fiorente comunità asiatica stratificatasi proprio lì contribuisce al fatto che a Düsseldorf si possano mangiare cibi da varie parti dell’Asia, nonché prelibatezze da diverse regioni della Cina, di quelle cose che normalmente non trovi nei ristoranti cinesi. Farsi un weekend a Düsseldorf è diventato un trend. Vabbè.
Ci sono posti sulle mappe che in realtà non esistono
Come la marmotta che vedi qui sopra, che è indicata su una carta geografica in mezzo a dei rilievi montuosi. Questo perché i cartografi svizzeri non avevano in realtà un cazzo da fare e ogni tanto si divertivano a nascondere dei disegni nelle mappe. Poi li hanno beccati e glieli hanno fatti rimuovere. Peccato.
Ci sono posti che non esistono secondo i meme dell’internet
Qui una mappa. Ovviamente il Molise regna sovrano.
Ci sono posti in cui sarebbe meglio non andare
Per esempio, Venezia. Non perché sia brutta, ma perché ci va già troppa gente. Qui una lista di posti affetti da quello che gli anglofoni chiamano “overtourism”, ovvero troppo turismo, o più semplicemente di posti che se iniziamo ad andarci in troppi diventa un casino. Quindi ecco, se puoi, almeno tu, non andare in questi posti. Per salvarli.
Nelle puntate precedenti
Questa newsletter esce a sorpresa e parla di cose a caso come: la storia del calabrone, una trasferta a Chicago, la Venere turista, l’LSD, le cose che imparo, la sinistra, RAI Play, le televendite, le previsioni, i cinepanettoni, Elon Musk, l’arte, il metaverso.
Incredibilmente, posso già dirti quando uscirà il prossimo numero di Fuori dal Blu: molto presto.
Ciao Daniele, la tua newsletter di oggi è come sempre molto bella .... ma parlando di Düsseldorf hai preso un po' un granchio. Düsseldorf non è per niente triste, anzi. Innanzitutto la promenade sul Reno è piena di localini e posti fighetti che noi ce li sogniamo. In centro città ci sono tutti i più grandi nomi della moda mondiale e la città vecchia è piena di birrerie, ristorantini, posti per studenti, b&b e chi più ne ha più ne metta. Come tutta la zona del Reno, oltretutto, i suoi abitanti sono dei caciaroni carnevalari molto simpatici ed aperti. Magari il clima non è dei migliori, ma nenache. Ricordo che solo lo scorso anno il Reno non è stato navigabile per alcune settimane, a causa della siccità e delle alte temperature. Insomma, mi è sembrata una descrizione un po' da clichee, non è da te. Un caro saluto