Qualche settimana fa è morto Gianni Minà e la notizia mi ha lasciato abbastanza scioccato. Non tanto perché fossi un suo fan: la differenza di epoche tra me e lui mi porta a non annoverarlo necessariamente tra i miei idoli. Il motivo è che ero assolutamente sicuro che fosse già morto. Tipo nel 2019 o giù di lì. Quando in TV ho visto i classici coccodrilli con vecchie immagini di lui che intervista Fidel, Maradona o Muhammad Ali ero assolutamente certo di aver già visto quel materiale quattro o cinque anni prima.
Si tratta del cosiddetto Mandela Effect, di cui avevo tanto sentito parlare in passato ma che non avevo mai avuto il privilegio di provare in prima persona. Il Mandela Effect è stato teorizzato nel 2009 dalla scrittrice Emily Broome, convinta che Nelson Mandela fosse morto in carcere negli anni ‘80. Da lì a trasformarlo in un fenomeno di massa ci ha pensato il fatto di aver scoperto che esistevano centinaia di altre persone che condividevano con lei esattamente lo stesso ricordo della morte in carcere dell’icona sudafricana.
Parliamo quindi di effetto Mandela quando ci troviamo di fronte a un falso ricordo che non coinvolge soltanto una persona, ma di un falso ricordo condiviso. Un’allucinazione collettiva. Quindi, per favore, affinché io possa dire di essere in preda a un falso ricordo sulla morte di Gianni Minà ho bisogno che qualcun altro dica di avere lo stesso ricordo. Rispondi a questa mail se anche tu ricordi di aver sentito in radio un servizio che piangeva la scomparsa di Gianni, l’amico del Che, intorno al 2019.
Già che ci siamo, continuiamo a parlare di allucinazioni perché esattamente 80 anni fa, il 19 aprile 1943, un giovane chimico svizzero di nome Albert Hofmann stava lavorando all’analisi dell’ergot, un parassita della segale, per capire se questo potesse essere un valido rimedio ad alcuni problemi legati alla pressione sanguigna. Dall’ergot aveva ricavato una sostanza, il dietilamide dell’acido lisergico, che però non sembrava particolarmente promettente. In circostanze ancora poco chiare, decise di assumere 250 μg di questa sostanza, che nel frattempo aveva ribattezzato LSD-25, diluita in 10 cl di acqua. Subito dopo inforcò la sua bicicletta per tornare a casa.
Un po’ di contesto: Albert prese la bici perché nel resto del mondo era in corso la Seconda Guerra Mondiale e l’auto era un lusso. E proprio mentre il mondo era in guerra lui, giustamente, decise di farsi il primo trip di LSD della storia. Questi i suoi commenti su quanto sperimentato:
“Sulla via del ritorno, cominciai a sentirmi perseguitato. Ogni cosa nel mio campo visivo fluttuava ed era distorta, come se fosse vista in uno specchio ricurvo. Avevo inoltre la sensazione di essere bloccato nello stesso posto, anche se il mio assistente mi disse, in seguito, che avevamo pedalato di gran lena”
“Arrivato a casa, mi sentii trasportato in un altro mondo, in un altro luogo, in un altro tempo. Il corpo sembrava avesse perduto ogni sensazione, senza vita, sconosciuto. Stavo morendo? Era questo il trapasso? A volte pensavo di essermi sdoppiato, e in quel momento avvertivo, da osservatore esterno, la totale tragedia della mia situazione. […] Lentamente ritornai da un mondo strano, non familiare alla rassicurante realtà quotidiana. L’orrore si era placato e aveva ceduto il terreno a una sensazione di gioia e di gratitudine, riapparvero percezioni e pensieri più normali; ero quasi sicuro ormai di aver scongiurato definitivamente il pericolo della pazzia. Adesso, a poco a poco, potevo iniziare a gioire dei giochi di colore e di forme senza precedenti, che instancabili si rivelavano ai miei occhi chiusi. Caleidoscopiche, fantastiche immagini si agitavano dentro di me, si alternavano, variopinte, si aprivano e si richiudevano in cerchi e spirali, esplodendo in zampilli colorati. Poi si riorganizzavano, si incrociavano, in continuo mutamento”.
Spostiamoci negli Stati Uniti, 25 anni dopo questo giro in bici. Douglas Engelbart è il direttore dell’Augmented Human Intellect Research Center dell’Università di Stanford. Non posso nascondere il mio entusiasmo per il nome di questo centro di ricerca: in un’epoca che discute di intelligenza artificiale è bello sapere che c’è stato un tempo in cui si ragionava di come aumentare l’intelligenza umana. Ce ne sarebbe un disperato bisogno oggi. O quantomeno aprire, che ne so, dei gazebo per aumentare l’intelletto umano. E posizionarli vicino ai centri commerciali. Di sabato pomeriggio. Sto divagando. Stavo parlando di Engelbart. Ecco, si da il caso che lui e i suoi amici fossero dei grandi fan dell’LSD. Ne facevano uso, convinti che la droga aprisse le porte a realtà alternative inclusa, a detta loro, quella in cui le persone potevano controllare i computer semplicemente toccando lo schermo. No, Engelbart non riesce ad inventare il touch screen, ma il 9 dicembre 1968 fa una presentazione che si può facilmente trovare su Youtube e di cui ti linko qui sotto un riassunto, in cui dimostra in un colpo solo le potenzialità di alcune delle sue invenzioni. Roba da poco, tipo: il mouse, un antenato di Word, la funzione Copia / Incolla, una sorta di Google Docs che permetteva a più persone di collaborare sullo stesso documento, i link, uno Skype primordiale e, vabbè, stava pure lavorando al concetto di internet. Tutto in una botta sola.
Non si sa se per merito dell’LSD, ma sicuramente lui e gli altri ricercatori dell’Augmented Human Intellect Research Center avevano una mente aperta e per produrre idee di questo tipo nel millenovecentosessantotto (scritto in lettere per rendere meglio l’idea) disporre un coadiuvante in grado di aiutare a pensare fuori dagli schemi, probabilmente, è stato d’aiuto.
Spostiamoci ora in Italia: ad Alicudi, nelle Eolie, pare che all’inizio del 900, nei racconti degli abitanti, ci siano numerose tracce di avvistamenti di fantasmi, streghe e di apparizioni di donne che si trasformavano in uccelli per poi volare in direzione di Palermo. La tesi più diffusa è che in quel periodo gli abitanti dell’isola mangiassero pane di segale. Segale cornuta, per la precisione. E la segale cornuta prende questo nome perché quando infestata da un parassita, guarda caso lo stesso ergot studiato da Hoffmann, presenta delle protuberanze assimilabili a delle corna. Che fosse proprio la segale cornuta a causare queste allucinazioni collettive? Molti sostengono di sì, ma di recente ci ha provato un podcast di Radio 3 a fare chiarezza su questa vicenda. (Sì, sto per spoilerarne il finale)
Si scopre che sull’isola le storie dei fantasmi le conoscono in tanti, ma che di pane di segale non è che ne mangiassero poi così tanto. Viene fuori che la storia della segale cornuta è in realtà una meravigliosa tecnica di marketing: ad un certo punto, lo scrittore e psichiatra Elio Zagami ha messo in giro questa leggenda, inventata di sana pianta. Altrove, probabilmente, è successo che ci siano state persone che hanno avuto allucinazioni provocate dalla segale cornuta, ma non ad Alicudi. Zagami prende quindi questo evento storico, lo ambienta sull’isola e crea una narrazione legata a un trip inconsapevole di LSD. Colpo di genio della sua idea, che rende la storia immediatamente verosimile, è la datazione: un tempo sufficientemente antico da non essere verificabile (tra il 1901 e il 1903). Con questo espediente racconta storie legate ai sogni delle persone, ai racconti popolari, alle leggende dell’isola e porta così l’attenzione su cose di cui altrimenti non avrebbe mai parlato nessuno, i sogni.
Anziché trattare queste storie come sogni, però, dice che sono il frutto di un’allucinazione collettiva. Il motivo? Provare a rendere queste storie interessanti in un’epoca materialista. Uno degli intervistati in questo podcast, ad un certo punto dice:
“Pensa che follia: una roba che facciamo tutti otto ore al giorno [sognare] è una minchiata. La storiella della segale che fa volare le donne diventa realtà. Pensa come siamo ribaltati, no?”
Probabilmente Gianni Minà morto nel 2019 me lo sono sognato, ma lo scrivo in una newsletter per rendermi interessante in un’epoca materialista.
Nelle puntate precedenti
Questa newsletter esce a sorpresa e parla di cose a caso come: le cose che imparo, la sinistra, RAI Play, le televendite, le previsioni, i cinepanettoni, Elon Musk, l’arte, il metaverso.
Per elaborare il prossimo numero mangerò del pane di segale. Davvero ti aspetti di sapere quando uscirà?
Non so, a questo punto, se sia attendibile oppure no ma la "storia" degli effetti della segale cornuta è attribuita anche alle opere pittoriche di Bosh e Brugel. O me lo sono sognato?