Ecco per te una bella storia che ispira motivazione, una di quelle storie perfette per il tuo profilo Linkedin, quelle da scrivere andando a capo tante volte inutilmente con delle emoticon qua e là e qualche hashtag ad minchiam.
Hai presente quella storia del calabrone che ha le ali troppo piccole per volare ma non lo sa e vola lo stesso?
Ecco, a questo proposito volevo raccontarti la storia di una squadra di calcio che quest’anno ha giocato nel campionato di Eccellenza del Molise, che ospita squadre anche dalla Puglia, dall’Abruzzo e dalla Campania. Si chiama Campodipietra. Per darti un po’ di contesto, il campionato di Eccellenza è il quinto nella scala gerarchica del calcio italiano, ci sono giocatori ben pagati che magari pochi anni prima hanno giocato tra i professionisti. Per intenderci, è lo stesso livello del campionato a cui era iscritto il Cervia allenato da Ciccio Graziani nel programma di Italia 1 “Campioni - Il sogno”.
Ecco, il Campodipietra è la squadra dell’omonimo paese della prima cintura di Campobasso, poco più di 2.400 abitanti, e gioca in questo campionato dalla stagione 2016-2017. Nel 20-21 e nel 21-22 ha sfiorato la promozione in serie D, classificandosi per due anni di fila al terzo posto.
Ma alla prima partita della stagione 2022-2023, quella appena terminata, non si è presentato nessuno. O meglio, si sono presentati gli avversari della Virtus Gioiese di Gioia Sannitica (CE), gli arbitri, ma del Campodipietra neanche l’ombra. La squadra non esiste. Non ci sono giocatori, non c’è una società, non ci sono allenatori. Solo il sindaco ci crede e vuole salvare il salvabile. Così, con qualche telefonata, “un dirigente specializzato in squadre del Sud Italia a rischio fallimento” (le virgolette sono perché ho trovato sull’internet qualcuno che ha scritto questa meravigliosa definizione: una delle professioni del futuro) ha provato a costruire una squadra dal nulla. Per qualche caso del destino, entra in contatto con l’allenatore della squadra juniores del Borgovilla di Barletta. Con il suo entusiasmo quest’ultimo racimola alcuni dei ragazzi della sua juniores, insieme a qualche altro giocatore che al massimo ha giocato in Prima Categoria, e costruisce una squadra.
In tempo per la seconda di campionato l’allenatore c’è e la rosa pure: un gruppo di ragazzi che tutte le settimane si sposta da Barletta al Molise per giocare nel campionato di Eccellenza. Giusto il tempo di fare due allenamenti ed è tempo di andare al campo per giocarsi le proprie carte alla loro prima (che in realtà è la seconda) di campionato. L’esordio è un disastro: perdono 10-0 contro l’Aurora Alto Casertano. Ci sta, è l’inizio. Non poteva essere altrimenti. Le cose non possono che migliorare.
Te la ricordi la storia del calabrone? La sua struttura alare, in relazione al suo peso, non è adatta al volo, ma lui non lo sa e vola lo stesso? Ecco, la struttura alare del Campodipietra è indubbiamente insufficiente per volare in questo campionato.
Ma la storia del calabrone, ovviamente, non è vera. Risale a degli studi fatti negli anni Trenta dall’entomologo francese Antoine Magnan, che nel 1934 scrisse nel suo libro “Le Vol des Insectes” questa sua teoria. Ci aveva fatto dei calcoli sopra, mica si era inventato tutto. Peccato che fu poi Magnan stesso, pochi anni dopo, a dire a tutti “No, scusate, avevo fatto male i calcoli, in realtà anche le leggi della fisica confermano che può volare” ma niente: le minuscole ali del calabrone erano già diventate leggenda ed è molto più bella la storia del volo impossibile che la sua smentita. Il calabrone, quindi, non ha nessun problema a volare. Anche perché se non potesse volare secondo le leggi della fisica, semplicemente, non volerebbe.
Il Campodipietra, però, non sa che la storia del calabrone è una leggenda metropolitana e prova a volare lo stesso.
Dai, dillo che adesso ti stai aspettando un plot twist. Una sorta di Moneyball di Campobasso in cui piano piano iniziano a vincerle tutte e all’ultima giornata ottengono una storica promozione che stupisce tutti e che tra pochi anni diventerà una fiction Rai con Beppe Fiorello nel ruolo di mister che motiva i ragazzi a credere in loro stessi. Già vedo la scena: momento cruciale della stagione, sconforto generale, mister Beppe Fiorello al tramonto, è da solo, osserva il campo, e dice “Farò crescere dei fiori su questo campo di pietra”. Il giorno dopo i ragazzi vincono, la stagione si mette bene e il mister corre verso gli spalti e bacia la bella panettiera del paese, interpretata da Cristiana Capotondi.
E invece no. Niente. Mi dispiace. Se ti aspetti che questa storia termini con un lieto fine stai leggendo la newsletter sbagliata. Come ampiamente pronosticabile, il Campodipietra ha terminato il campionato qualche settimana fa con 264 gol subiti e 4 gol fatti in 30 partite. Risultato medio: 9-0. 30 sconfitte su 30 partite giocate. O meglio, 30 sconfitte su ventotto e mezza giocate perché alla prima, come ti ho già raccontato, la squadra non esisteva, in un’altra partita non si sono presentati per protesta contro mancati pagamenti (comunque, di soldi non ne hanno praticamente visti per tutta la stagione) e un’altra volta, sotto 12-0 contro il Sesto Campano Calcio, si sono ritirati a partita in corso perché decimati dagli infortuni. Campionato chiuso all’ultimo posto con -3 punti in classifica. Sotto zero. Il tutto senza praticamente mai giocare in casa vista l’inagibilità del proprio stadio. Per capirci meglio, qui gli highlights del derby Campobasso - Campodipietra. Finito 19-0.
Tutto ciò per dire: bella la storia delle imprese impossibili, dei guru di Linkedin che ti dicono che se non hai almeno tre startup fallite alle tue spalle allora non sai niente di business, che devi buttarti fuori dalla tua comfort zone ecc. ecc., ma alcune esperienze sono fallimentari e basta. Davvero a questi ragazzi che tutte le domeniche si sono fatti delle sfacchinate da Barletta ai punti più sperduti del Molise per andare a perdere 12-0, 13-1 o 19-0 questa esperienza è servita a qualcosa? Davvero si impara qualcosa da tutti i fallimenti? Io non ci credo.
Si impara quando si è pronti ma all’ultimo si verifica un imprevisto che non si era calcolato. Si impara quando si è fatto tutto bene ma è venuto fuori che qualcuno era più bravo di noi. Si impara quando si alza l’asticella da 100 a 120, magari non si riesce ad arrivare a 120, ma si sale a 110. Non quando l’asticella è a 100 e tu sei a zero. In quel caso finisci a -3. Anche se quella è la tua passione.
Il sociologo Cal Newport, qualche anno fa, nel suo libro “So good they can’t ignore you” ha speso qualche parola su quelli che ti dicono di seguire le tue passioni per avere successo nella vita. Spoiler: è una cazzata. Non è detto che seguire le tue passioni sia la strada giusta. Magari ti piace giocare a calcio, ma non hai il talento per giocare a certi livelli e se ti fanno giocare giochi male, perdi, ti incazzi. Davvero ti piace ancora?
Piuttosto, concentrati su quello che sai fare, su dove puoi portare davvero un valore, su dove hai dei contenuti. Quando l’hai capito, allenati finché sarai così capace che gli altri non potranno più ignorarti. L’asticella, così, anche se è alta, ha un senso: è possibile superarla, la si supera, e questo ci fa sentire bene. Molto meglio, non credi?
Vabbè, non volevo fare il maestro di vita, perché non sono bravo a farlo. Quindi chiudo con un’altra storia di insetti. Abbiamo parlato di calabroni, ora ti parlo di mosche. Nella mensa dell’azienda in cui lavoro c’è affisso un foglio A4 con un numero 58 scritto a pennarello. Chi l’ha affisso mi ha spiegato che serve per tenere lontane le mosche, poiché pare che il 58, e mi raccomando solo il 58, non il 59 o il 68, crei nelle mosche un’illusione ottica tale per cui queste riconoscono in quel numero una ragnatela e se ne tengono alla larga. Effettivamente, non ho mai visto mosche in mensa. Ho cercato tra gli scritti di Antoine Magnan se ci fossero tracce di questa teoria, ma non ho trovato risposte. L’internet dice che è una leggenda metropolitana, non verificata da fonti scientifiche. E se fosse soltanto che il numero 58 non ha alcun potere di spaventare le mosche, ma non lo sa e le spaventa lo stesso?
Nelle puntate precedenti
Questa newsletter esce a sorpresa e parla di cose a caso come: una trasferta a Chicago, la Venere turista, l’LSD, le cose che imparo, la sinistra, RAI Play, le televendite, le previsioni, i cinepanettoni, Elon Musk, l’arte, il metaverso.
Io, invece, potrei far uscire a cadenza regolare questa newsletter, ma non so di poterlo fare, quindi la faccio uscire a intervalli casuali.