Una delle grandi novità portate dell’era digitale (frase che aveva senso 20 anni fa, ma ci siamo capiti) è il concetto di piattaforma. Piattaforma che abilita esperienze, che ospita contenuti, che vende cose. Tra i dilemmi che accompagnano questo fenomeno c’è anche il fatto che a volte la piattaforma stessa si trovi a fare concorrenza diretta ai prodotti di terzi in vendita. Ad esempio, se voglio comprare delle batterie AA, andrò su Amazon e troverò molto più conveniente l’acquisto di 48 pile Amazon Basics a 17,27 € anziché 36 Duracell a 27,90 €.
Non sarà bello, non sarà corretto per Duracell, ma è il mercato, baby.
Tra le piattaforme oggi in circolazione ci sono anche quelle di streaming, in una corsa all’oro sempre più popolata che di anno in anno erode la (un tempo indiscussa) posizione dominante di Netflix.
Ora faccio una cosa che non si dovrebbe fare: parlo, incidentalmente, di Sanremo sei giorni dopo la fine della kermesse. Lo faccio per spiegare come c’è una piattaforma (la RAI), che vende pubblicità al suo interno nell’evento televisivo più seguito dell’anno. Questa piattaforma, a sua volta, possiede una sua piattaforma di streaming online, RAI Play. Vista la risonanza mediatica del Festivàl, gli spazi pubblicitari durante le sue serate fanno gola a molti, comprese le altre piattaforme di streaming, che regolarmente acquistano degli spazi pubblicitari in quest’occasione.
All’inizio dell’anno avevo fatto delle previsioni per il 2023. Ce n’erano alcune che riguardavano Sanremo. Sono andate più o meno così:
andrà bene, share medio abbondantemente sopra il 50%…
Giusto
…ma sotto il 58% dell’anno scorso
Sbagliato: ha fatto una media del 63%
Mister Rain si giocherà l'ultimo posto con Rosa Chemical, poco lontani i Cugini di Campagna.
Sbagliatissimo: sono stati tutti più paraculo del previsto
Gianluca Grignani verrà ritrovato ubriaco a Bordighera dopo la terza serata.
Non così sbagliato
Netflix e Prime Video faranno di nuovo grandi spot, mentre RaiPlay farà fare uno spot al cugino del ministro Sangiuliano. Verrà malissimo.
Giustissimo
Più o meno è andata così: se Sanremo è il Super Bowl della televisione italiana, non si può dire che l’attenzione dedicata agli spot sia la stessa. La maggior parte degli spot visti durante Sanremo erano già in onda da qualche tempo. Onnipresente la voce giapponese della Suzuki, grande assente Mina dagli spot TIM.
A presentare spot nuovi ci hanno pensato, guarda caso, Netflix, Amazon Prime e Paramount Plus.
Per capirci: Prime Video se la cava con “poco”, portando personaggi nelle case della gente:
Netflix, invece, fa un’operazione rispettosa di Sanremo e di ciò che rappresenta per il nostro Paese:
E riesce addirittura a far fare dei promo a Zerocalcare:
Paramount Plus, infine, rispolvera l’annunciatrice TV:
Vabbè, ma RAI Play avrà fatto qualcosa di grandioso, no? Dai, figurati se non ci hanno pensato. Sarebbe stupido avere uno spazio così importante, sapere che i tuoi competitor stanno facendo pubblicità sul tuo canale e non proporre nulla di altrettanto accattivante. Netflix lo scorso anno si era inventata il “tudum”: bisogna fare qualcosa in grande stile, è il momento in cui anche chi di solito non guarda la TV lineare è lì davanti, può essere il momento giusto per portare nuovo pubblico sulla piattaforma streaming!
Invece no, RAI Play si presenta con il solito spot brutto che si può riassumere in “Ciao, ci siamo, se ti va fai un salto”, fatto probabilmente con Canva, magari non proprio dal cugino del ministro Sangiuliano, ma quasi. Non l’ho nemmeno trovato da linkare in questa newsletter, tanto per dire.
Ma davvero, non è la prima volta: sono almeno tre anni che ad ogni Sanremo si ripete la stessa cosa. I big dello streaming che fanno spottoni pazzeschi e RAI Play che si affaccia alla finestra e resta a guardare. Sì, direte voi, ma la RAI gioca su un altro terreno, ma comunque una sera c’è stato il cast di Mare Fuori sul palco dell’Ariston, ma Amadeus ha fatto il 63%. Tutto giusto, ma la TV perde spettatori verso lo streaming, la RAI ha una piattaforma di streaming: perché non spingerla il più possibile?
Il super inflazionato Sun Tzu, nel suo “L’arte della guerra”, parlava dell’importanza di conoscere sé stessi, il nemico e il campo di battaglia per sconfiggere l’avversario o, addirittura, per vincere senza neanche combattere. La RAI è una struttura piena di professionalità, con tantissime risorse e una marea di potenzialità inespresse. Peccato che, pur gestendo il campo di battaglia non lo conosca, non voglia capire il nemico, quindi fatichi a capire persino sé stessa. Il risultato, e non serve scomodare Sun Tzu per capirlo, è che si finisce per non combattere la battaglia. Perdendo.
Sempre parlando di pubblicità
Il giorno dopo la finale di Sanremo c’è stato il Super Bowl. Lì sì che le pubblicità sono una cosa seria.
Qui c’è una playlist con tutti gli spot andati in onda quest’anno.
Se invece vuoi vedere in un colpo solo come sono invecchiati male JD e Turk di Scrubs, insieme a John Travolta, li trovi tutti in questo spot:
Nelle puntate precedenti
Questa newsletter esce a sorpresa e parla di cose a caso come: le televendite, le previsioni, i cinepanettoni, Elon Musk, l’arte, il metaverso.
Il prossimo parlerà di un argomento a piacere. Quando uscirà? Chi lo sa.